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I lati oscuri della Formula 1 e i suoi sponsor


Tags: Curiosità - Ferrari - Auto - Cultura - Formula 1

La Formula 1, icona massima nelle gare automobilistiche, sin dal 1950 appassiona milioni di fan di tutto il mondo, ma spesso la sua propaganda viene controllata da compagnie non nuove a controversie, in passato così come tuttora...

Negli ultimi mesi, la Formula 1 è stata al centro dell'attenzione, ma non a causa delle auto o delle sue celebrità: in vista dell'invasione russa dell'Ucraina, il team Haas ha troncato i rapporti con il pilota russo Nikita Mazepin e la compagnia di olio con a capo suo padre, a causa della loro vicinanza e sostegno a Putin così come al suo operato. Di certo la livrea caratterizzata dai colori della bandiera russa ha sicuramente aiutato questa decisione. Detto ciò, nonostante questa giusta azione, rimangono molti aspetti e curiosità facilmente indirizzabili a controversie, ma molto meno evidenti...

 


Al giorno d'oggi, gli sponsor nella F1 sono diventati uno standard alquanto scontato, e non ci facciamo domande di fronte ad auto tappezzate di nomi e pubblicità, ma negli anni '60, la loro scocca era assente di ogni tipo di grafica, mostrando solo il colore nazionale o del team. Le uniche scritte mostravano il nome delle compagnie di gomme, carburante, olio e parti che rifornivano i tecnici in gara. Nella metà dello stesso decennio il team della Lotus cominciò a stampare il proprio nome sulle monoposto, e ciò fu adottato anche dagli altri gruppi in un batter d'occhio.

 

 

Nel 1968, davanti ad eccessive spese richieste dalle compagnie che rifornivano le auto, la FIA decise di dare l'ok alla sponsorizzazione di prodotti. Successivamente, la Lotus non esitò a stipulare un accordo con Imperial Tobaccos, arrivando al punto di cambiare anche il colore della loro livrea in rosso e oro per rimandare alle loro Gold Leaf Cigarettes, ed il resto, in ogni caso, è storia.

 

 

Considerando che fino all'80% del guadagno nella F1 proviene dagli sponsor e dalla loro pubblicità, negli anni a venire le compagnie sono state disposte a pubblicizzare letteralmente chiunque, da riviste per adulti, a gruppi musicali come gli ABBA o addiruttura energy drink inesistenti in commercio.

 

Per quanto riguarda la pubblicizzazione del tabacco, invece, partendo da Imperial che dal 1972 continuò a modificare le livree di Lotus con il tipico nero ed oro John Player Special, si arrivò ad associare queste compagnie all'estetica e all'abbellimento stesso dell'auto. Notoriamente, Marlboro divenne il principale socio di Ferrari dal 1996, definendo un'epoca speciale grazie ai successi di Michael Schumacher a partire dalla sua F310.

 

 

Fortunatamente già all'inizio del nuovo millennio vennero messe in atto  restrizioni nella pubblicizzazione del tabacco, che arrivarono di pari passo con la diffusione della F1 su larga scala grazie alla trasmissione televisiva via satellite e cavo. Nonostante ciò, le compagnie di tabacco non si fermarono, e non lo fanno tuttora, ma come è possibile? Semplice: nascondendo il proprio nome con iniziative di copmpagnie fuorvianti o fittizie e mantenendo spesso il logo, come nel caso di Lucky Strike, tuttora presente sulla fiancata della McLaren con il cerchio e la scritta "a better tomorrow", ricerca che riporta alla pubblicizzazione del loro gruppo, così da rimanere sulle monoposto. Eppure dal 2005, la propaganda di tabacchi è stata vietata, ma questo portò solo ad un cambio di grafiche e livree che rimandano in modo palese ai colori e ai simboli delle compagnie di tali prodotti, basti pensare ad esempio al codice a barre Marlboro sulle Ferrari, o a quando inventarono una grafica che faceva apparire il logo solamente ad alte velocità.

 

 

Tuttora, queste aziende camuffano il guadagno con gli sponsor, senza darlo troppo a vedere: infatti, la partnership con la Ferrari permane, ma appare con una scritta "mission winnow", dubbia iniziativa di scienza fondata non a caso dalla Philip Morris.

Infine, oltre ad odierni sponsor più evidenti e non sempre positivi, come precarie criptovalute e gioco d'azzardo dal 2020 (ex. Red Bull e PokerStars), viene messo in discussione anche il sostegno dei diritti umani, poiché spesso, venendo organizzate gare in Paesi come Arabia Saudita e Barhain dove la libertà del popolo è a rischio, la F1 mostra un evidente conflitto con i messagi di pace ed uguaglianza da loro stessa diffusi. Ma considerando che team come McLaren sono in parte di proprietà della famiglia reale del Bahrain, un cambiamento in positivo non sembra imminente...

 

 

 

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- Federico D'Angelo



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