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E-fuel: la svolta ecologica è nel carburante sintetico?


Tags: Carburante - Economia - Inquinamento - Auto - Mobilità

Arriva il via libera della Commissione Europea all'applicazione del carburante sintetico: quali sono i primi risultati del suo sviluppo?

Il carburante sintetico, sebbene ancora in fase di perfezionamento nella distribuzione, promette già interessanti vantaggi nella sua produzione ed il relativo sistema di applicazione.

Dal 25 marzo il Parlamento Europeo ha approvato il prolungamento della vendita di veicoli a combustione oltre il 2035, con la sola possibilità di essere alimentati con gli e-fuels, preferiti anche ai biocarburanti di sviluppo italiano prodotti dalle biomasse.

 

Attualmente, per quanto riguarda il gasolio, solo negli Stati Uniti ne vengono utilizzati oltre 370 milioni di galloni ogni giorno, e sebbene una svolta totalmente elettrica può evitare l'inquinamento nella circolazione del veicolo, può crearne altrettanto: basti pensare che prima della messa su strada del veicolo si arriva a 21 tonnellate di anidride carbonica rispetto alle 7 prodotte dalla costruzione di un'auto a motore termico, mettendo in conto l'emissione di CO2 impiegata con l'estrazione mineraria di materie prime come il litio per la produzione delle batterie.

 

Sebbene infatti il ciclo di vita di un'auto elettrica sia ad impatto zero, non si può dire lo stesso successivamente, a causa del difficile smaltimento del pacco batterie, necessario anche in incidenti apparentemente lievi a causa della difficoltà di riparazione e l'assenza di centri dedicati e specializzati.

 

 

Proprio per questo, la maggior parte delle case automobilistiche sta investendo in carburanti sintetici, e nonostante la difficile produzione, emergono già dati rassicuranti e più che ambiziosi per il futuro prossimo, specialmente grazie all'assenza di modifiche necessarie per il loto utilizzo nei veicoli più datati.

 

A differenza del petrolio, che necessita di essere raffinato, gli e-fuel ottengono l'idrogeno e il carbonio da elementi più semplici da lavorare: il primo viene ottenuto dal processo di elettrolisi dell'acqua, dove attraverso l'elettricità il restante ossigeno viene rilasciato nell'aria. Il diossido di carbonio, invece, viene catturato da appositi macchinari a ventola per filtrare l'aria in natura.

 

I due elementi vengono poi uniti in un processo chiamato sintesi del metanolo, che viene successivamente trasformato in gasolio leggero e pesante, rendendolo a tutti gli effetti identico all'attuale carburante.

 

 

Ma se le emissioni dell'automobile rimangono le stesse, in che modo si manifesta il risparmio energetico?

Ovviamente nella produzione sopra citata, ma ancora di più nell'elettricità che permette il funzionamento delle fabbriche: sempre più stabilimenti vengono prodotti in zone ventose per permettere l'utilizzo dell'energia eolica, come la fabbrica di Haru Oni in Cile gestita da Porsche, degna di nota per l'obbiettivo di raggiungere la produzione di 55 milioni di litri di carburante entro il 2026.

 

 

Sebbene possiamo parlare di sostenibilità e semplicità dell'implementazione dei carburanti sintetici nelle comuni stazioni di rifornimento, lo stesso al momento non è possibile a causa delle distanze delle fabbriche, e del relativo inquinamento degli aerei e delle navi destinate al trasporto dei carburanti. Per non parlare dell'attuale produzione, che non arriva nemmeno a soddisfare il fabbisogno giornaliero di uno stato europeo, e dei costi, essendo previsto un prezzo di 2,80 € al litro dal 2030.

 

È certo però che gli ingenti stanziamenti messi in atto dai governi mondiali e lo sviluppo necessario di una logistica migliore permetterà agli e-fuel di prendere piede nella svolta ecologica, dando possibilità di sopravvivenza ai veicoli che lo meritano.

 

 

 

 

 

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- Federico D'Angelo



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