Dal 2015 fino ad oggi vi era obbligatorio dimostrare, tramite il certificato di reimmatricolazione, che la vettura, una volta attraversata la frontiera, era stata nuovamente immatricolata. Con le modifiche al decreto legislativo che determinano le norme sui documenti di proprietà, questo passaggio non è più obbligatorio, dunque non si potrà più sapere se il veicolo in questione è stato reimmatricolato o smontato per rivendere i vari pezzi separatamente. La scelta di abolire tale postilla è stata una conseguenza per favorire la libera circolazione delle automobili usate, ma l’altro lato della medaglia potrebbe essere anche una strada in discesa per il traffico illecito di vetture e di pezzi di ricambio. Il decreto legge di cui stiamo parlando, risale alla legge di Stabilità del 2015, la quale aveva introdotto l’obbligo di presentare il certificato di reimmatricolazione del veicolo, una volta esso fuori dell’Italia, in modo da garantire che la vettura non diventi un rifiuto. Il rischio è quello di incrementare il traffico illegale dei pezzi di ricambio, danneggiando anche l’industria siderurgica. La modifica al decreto legislativo è attualmente in esame dal governo con una data di scadenza ben precisa il 29 aprile. Tale modifica eliminerà l’obbligo di presentare il certificato di reimmatricolazione del veicolo all’estero una volta cancellato dal registro nazionale.